E’ stata pubblicata sul sito INGV una lettera aperta sottoscritta e inviata dalla comunità scientifica internazionale al Presidente della Repubblica Italiana, in relazione agli avvisi di garanzia per l’inchiesta sul terremoto de L’Aquila, recapitati a due Geofisici (il Presidente Boschi e il Direttore Giulio Selvaggi).
La lettera, ad oggi, è stata sottoscritta da oltre 4500 ricercatori e ricercatrici di tutto il mondo da circa 100 Paesi.
E’ opportuno che la leggano più persone possibile perché è un contributo necessario a guidare gli Italiani fuori dal medioevo culturale in cui il nostro Paese è finito da troppo tempo e che ha permesso a una politica cialtrona e a un’imprenditoria barbara di devastare uno splendido territorio e una società potenzialmente forte, completando il lavoro iniziato negli anni ’80 e forse anche prima.
Riportiamo di seguito il testo in italiano della lettera.
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
La settimana scorsa la Procura de L’Aquila ha inviato gli avvisi di garanzia per omicidio colposo al Direttore del Centro Nazionale Terremoti, ai componenti della Commissione Grandi Rischi e a dirigenti del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. La base di accusa è che non è stato promulgato uno stato di allarme dopo la riunione tenuta a L’Aquila sei giorni prima del terremoto di magnitudo momento 6.3 che ha colpito la stessa città e le zone circostanti.
Le accuse fatte agli scienziati sono completamente prive di fondamento. Anni di ricerca in tutto il mondo hanno mostrato che al momento non esiste alcuna metodologia scientifica per effettuare affidabili predizioni di terremoti a breve termine per le autorità di protezione civile al fine di intraprendere rapidamente misure di emergenza.
La comunità sismologica internazionale ha riconosciuto da molto tempo che il miglior approccio per proteggere la popolazione da terremoti catastrofici non è tramite la predizione, ma operando sulla mitigazione del rischio e l’applicazione di misure appropriate di sicurezza affinché gli edifici non crollino. A questo riguardo, la predisposizione di mappe della pericolosità sismica, cioè le stime sulla probabilità di eccedenza di valori predefiniti del moto del terreno per un certo periodo temporale, forniscono le specifiche da adottare nelle norme di costruzione al fine di evitare crolli di edifici e le loro conseguenze.
L’Italia e’ un paese altamente sismico. La mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale, che riassume decenni di ricerche sui terremoti e sui loro effetti, è stata completata nel 2004 (vedi http://zonesismiche.mi.ingv.it/). E’ il risultato del lavoro di molti scienziati e, oltre ad essere considerata una delle migliori in Europa, è stata adottata come base per la redazione delle Norme Tecniche per le Costruzioni (GU n.29 del 04/02/2008). La mappa di pericolosità dovrebbe essere vista come il contributo fondamentale fornito al loro Paese dagli scienziati italiani che si occupano di terremoti.
Le mappe di pericolosità sismica devono essere usate anche per trasferire alla popolazione i concetti di base di pericolosità, consapevolezza, preparazione al fenomeno terremoto. Una coscienza sempre maggiore della pericolosità e del rischio sismico dovrebbe inoltre incoraggiare azioni di prevenzione ulteriori da parte delle autorità locali e nazionali. La preparazione ai terremoti e la prevenzione del danno mediante il rafforzamento preventivo non sono solo possibili ma dovrebbero essere obbligatorie in un paese come l’Italia ove si verificano terremoti in genere moderati ma che hanno conseguenze catastrofiche per la società, principalmente perché la maggior parte dell’edilizia è composta da manufatti non rinforzati.
Istruzione, consapevolezza, preparazione e rafforzamenti preventivi degli edifici sono al momento gli unici strumenti per mitigare l’impatto dei futuri terremoti catastrofici che ineluttabilmente si verificheranno in Italia.
La comunità scientifica coinvolta nella scienza dei terremoti sollecita il governo italiano, le autorità locali e tutti coloro che hanno la responsabilità di decidere ad essere pro-attivi nello stabilire e portare avanti programmi a carattere locale e nazionale a supporto della preparazione e mitigazione del rischio sismico piuttosto che perseguire scienziati per non aver fatto qualcosa che non possono ancora fare: predire i terremoti.